Cinema / Il cattivo poeta: ultimi giorni di una vita inimitabile

Tra le molte vittime "artistiche" del Covid 19 figura anche il film di Gianluca Jodice, Il cattivo poeta, una pellicola a sfondo biografico che pone al centro dell'obiettivo gli ultimi due anni di vita di Gabriele D'Annunzio e i suoi controversi rapporti con il regime fascista. Il film è stato presentato in anteprima al Festival della Rivoluzione di Pescara l'8 settembre 2020 e avrebbe dovuto essere distribuito nelle sale dal novembre dello stesso anno, ma a causa delle restrizioni la sua uscita nelle sale è stata posticipata al 20 maggio 2020. 

La storia narrata nel film riguarda fondamentalmente una porzione di due vite: una, quella di D'Annunzio oramai una parabola in discesa, disilluso dalla politica dopo la disavventura di Fiume e dopo i voltafaccia di Mussolini che proprio negli ultimi anni di vita del poeta si allea sciaguratamente con Hitler, l'altra, quella del giovane Giovanni Comini, fascista rampante posto alla guida della provincia di Brescia, che viene incaricato da Achille Starace di rapportare il regime riguardo a tutte le mosse, i pensieri e gli intendimenti del poeta richiuso ormai del rifugio dorato del Vittoriale. D'Annunzio da anni è spiato: dall'avvento del fascismo il compito di controllo fu affidato al commissario Giovanni Rizzo, che sarà la longa manus silente di Mussolini a Gardone, incaricato di riferire a Roma gli spostamenti, le conversazioni telefoniche, gli arrivi di ospiti e finanche lo stato d'animo del poeta. D'Annunzio era chiaramente a conoscenza di tutto questo, e se il regime aveva usato il poeta e ora lo temeva in quanto ogni sua presa di posizione poteva avere dei risvolti sull'opinione pubblica internazionale, D'Annunzio decise di stare al gioco estorcendo a Mussolini favori a non finire e ricavando una montagna di soldi, che andranno alla costruzione del Vittoriale, dalla vendita dei propri manoscritti: dal 1924 al 1930 nelle tasche di D'Annunzio entreranno Lire 6.200.000 (all'incirca 5.400.000 Euro). 

Il cattivo poeta

Nel 1936 il regime, oltre a Rizzo, pose a controllo del "Vate" anche il federale Comini in quanto era chiaro che dopo la Guerra d'Etiopia e la condanna della Società delle Nazioni, l'unica alleanza possibile per l'Italia era la Germania, anch'essa fuori dalla Società delle Nazioni, come era altrettanto vero che si avvicinavano ombre di guerra. L'"orbo veggente" aveva sempre avversato la rozzezza politica nazista, tanto da scrivere: «Sono tempi dal cielo chiuso, senza nessun indizio di certezza. Sono di nuovo tempi dove la tristezza è così densa che non sappiamo più sollevarci a combattere contro l'oppressione».

La questione del rapporto D'Annunzio-fascismo solleva il problema relativo all'esercizio della libertà di pensiero in relazione con il potere. D'Annunzio non era un politico, o quanto meno del politico non possedeva la capacità di calcolo e di compromesso. Del D'Annunzio politico ci resta la Carta del Carnaro, la costituzione della libera città di Fiume redatta insieme ad Alceste De Ambris, documento rivoluzionario per l'epoca, che già nel 1920, garantiva libertà di divorzio, permetteva il voto alle donne e alle stesse di candidarsi, come anche il diritto all'istruzione e al lavoro, l'assistenza in caso di malattia o disoccupazione e il diritto alla pensione. Il D'Annunzio pacificatore nazionale del dopo Fiume voleva creare un sindacato unitario di tutti i lavoratori: la proposta ricevette una prima adesione anche da parte di Mussolini, "il mascheraio", che poi però tornò sui suoi passi per non scontentare la grande impresa che aveva deciso di appoggiare il fascismo. Un rapporto controverso quindi, basato sul dare e avere, avendo cura di non avere tra i piedi l'intelligenza prismatica di d'Annunzio per ciò che riguarda tematiche politiche.

L' operazione cinematografica di Jodice la ritengo riuscita. Il film riesce a narrare con coerenza ed esattezza, grazie anche alla consulenza di Giordano Bruno Guerri, gli ultimi due anni del "Vate" dal 1936 al 1938, e lo fa senza il bisogno di mettere al centro la figura del poeta ma creando un affresco composito delle varie istanze che si rincorrevano in quel periodo. Il set del film è il Vittoriale con le sue ombre, i suoi eccessi e i suoi segreti. Il fatto di avere visitato il Vittoriale ed esserne sopraffatto è forse la chiave per apprezzare maggiormente il film: essere stati fisicamente nella casa che ha accolto il poeta nei suoi ultimi 15 anni di vita e contemporaneamente luogo del set del film è una sensazione che provoca una certa emozione per chi ama la storia, il cinema e la figura di D'Annunzio. Jodice all'interno di una fotografia perfettamente descrittiva le ambientazioni, realizza delle immagini equilibrate e potenti creando una netta contrapposizione tra i bianchi marmi classicheggianti ridondanti la retorica fascista e gli ambienti claustrofobici della casa del "Vate", ormai precipitato in una malinconia senza speranza nel vedere, anche con un solo occhio, la strada che ha intrapreso la sua amata Italia. Convincente anche l'interpretazione degli attori: Sergio Castellitto, attore per tutte le stagioni, a dispetto delle differenze fisiche con il poeta (D'Annunzio era alto un metro e sessanta e nel suo ultimo periodo era alquanto smagrito) rende una interpretazione credibile, come anche Francesco Patanè nei panni del federale Giovanni Comini dove mette in luce i dubbi di una persona colta (era laureato in Scienza politiche) e probabilmente più sensibile dei suoi camerati, che riesce a cogliere le suggestioni "pericolose" emanate dalla personalità di colui che doveva controllare. Comini, per aver riportato la contrarietà all'entrata in guerra da parte di buona parte degli abitanti del bresciano verrà destituito dal suo ruolo. 

Il cattivo poeta

La vicenda di un uomo libero, quella di Gabriele D'Annunzio, individualista e anti-conformista, che pone in essere una tematica universale come quella della gestione dei rapporti con il potere. Il film è latore di molte frasi significative del poeta che aderiscono in maniera straordinaria alla realtà: «Abbiamo tutti bisogno di un balcone per recitare: la differenza è che ci sono bravi attori e cattivi attori, e agli italiani piace solo e sempre la cattiva recitazione». Monito questo a saper valutare con attenzione i messaggi che vengono inviati dal potere, oltre ad un invito a vivere consapevolmente e con entusiasmo, perchè come recita la frase lasciataci in eredità dal poeta pescarese: « Quando ti nasce un sentimento per qualcosa è bellissimo». E Gianluca Jodice questo "qualcosa" l'ha realizzato.
 


Commenti

Post popolari in questo blog

La connessione perduta

L'uomo, il tempo e il paesaggio. Considerazioni a margine

Taci anima che nulla più c'è da dire.