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Visualizzazione dei post da 2021

Taci anima che nulla più c'è da dire.

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Scorrendo le vicende dell'anno tuttora in corso, l'ultimo articolo del 2021 non può che perseguire l'intento di cercare di ricostituire un sentimento che pare perduto: l'umanità. Mentre stavo realizzando di scrivere qualcosa in merito, come spesso succede, il caso è giunto in mio soccorso con il nobile intento di fornirmi ispirazione per ciò che avrei avuto intenzione di scrivere; ecco quindi che mi imbatto nella splendida poesia di Camillo Sbarbaro "Taci anima stanca di godere", lirica contenuta nella raccolta di maggior successo del poeta ligure, Pianissimo del 1914. Avevo avuto modo di leggerla qualche anno or sono, ma quei versi seppur bellissimi, non mi avevano dato la giusta illuminazione, non erano riusciti a far scoccare in me la scintilla poetica introspettiva in essi contenuta. La "colpa" chiaramente, non andava fatta ricadere su quel capolavoro, ma bensì sul ricevente, probabilmente non ancora in sintonia con gli intenti profondi del poet

Rieducare e assimilare: una storia dimenticata degli indiani d'America

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Esiste una storia dimenticata che giace nella sedimentazione dei decenni e dei secoli. Spesso è una storia che non si trova sui libri che vengono fatti studiare a scuola, ma si trova su testi che mirano ad approfondire, che spesso purtroppo non sono alla portata di tutti: se l'interesse per un determinato argomento non parte dall'individuo, difficilmente viene posto in essere dal sistema. La storia dimenticata della quale vorrei scrivere brevemente in questo articolo riguarda il triste affare dei collegi di rieducazione per i bambini indigeni sorti in territorio americano alla fine del XIX secolo. La fine delle guerre indiane e la chiusura dei nativi nelle riserve decretò la vittoria militare statunitense nei confronti delle tribù indigene; questo aspetto presentò il problema di assimilare alla cultura occidentale i nativi cominciando dalle giovani leve. Questa era la visione della parte più progressista delle elite americane che credeva che l'unico modo per integrare i na

Cinema / Futura: in viaggio tra i "divenenti"

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     Nel gennaio del 2020 tre amici, registi per professione, nello specifico Pietro Marcello, Alice Rorhwacher e Francesco Munzi, decidono di girare qualcosa insieme. La loro attenzione si posa sui giovani italiani, o meglio, sui desideri, l'immaginario, quindi il futuro di questi giovani: nasce così il lungometraggio  Futura . La loro idea è molto semplice: con in spalla una cinepresa 16 mm. il loro intento è di chiedere a giovani appartenenti alla fascia d'età 15 - 20 anni, di varia estrazione culturale, diverse aspirazioni e sparsi su tutto il territorio nazionale, come immaginano il loro futuro. La fascia di età scelta per portare a compimento questo documento è particolare: non più bambini ma nemmeno adulti, bensì "divenenti" come vengono brillantemente definiti dalla voice off  che accompagna lo spettatore. Si potrebbe pensare che essendo "divenenti" il futuro venga forgiato su misura per loro, proprio su chi in quella fase della vita è pieno di entus

Media / Narrazioni strategiche

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 Avendo passato più di cinque decadi su questo pianeta, e nello specifico, su questa appendice di terra che guarda a mezzogiorno protesa nel mare, ricordo ancora oggi le campagne ambientaliste portate avanti tra gli anni '70 e '80 dai partiti di sinistra italiani. Ricordo inoltre le immagini del fiume Lambro sul quale navigava, eterea e maleodorante, la schiuma proveniente dagli scarichi industriali degli stabilimenti della zona, come le campagne anti-plastica che cercavano di migliorare la vita delle creature acquatiche, spesso immortalate con indosso uno spesso strato di liquame nero, sversato da qualche petroliera nei nostri mari. L'attenzione all'ambiente in una certa fascia della popolazione, i più colti, consapevoli e attenti, è stata sempre presente in Italia; i primi movimenti, di stampo aristocratico e colto, risalgono addirittura ai primi anni del '900, mentre nel 1955 un gruppo di intellettuali darà vita a Italia Nostra , dapprima su posizioni miranti a

Cinema / Il cattivo poeta: ultimi giorni di una vita inimitabile

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Tra le molte vittime "artistiche" del Covid 19 figura anche il film di Gianluca Jodice, Il cattivo poeta , una pellicola a sfondo biografico che pone al centro dell'obiettivo gli ultimi due anni di vita di Gabriele D'Annunzio e i suoi controversi rapporti con il regime fascista. Il film è stato presentato in anteprima al Festival della Rivoluzione di Pescara l'8 settembre 2020 e avrebbe dovuto essere distribuito nelle sale dal novembre dello stesso anno, ma a causa delle restrizioni la sua uscita nelle sale è stata posticipata al 20 maggio 2020.  La storia narrata nel film riguarda fondamentalmente una porzione di due vite: una, quella di D'Annunzio oramai una parabola in discesa, disilluso dalla politica dopo la disavventura di Fiume e dopo i voltafaccia di Mussolini che proprio negli ultimi anni di vita del poeta si allea sciaguratamente con Hitler, l'altra, quella del giovane Giovanni Comini, fascista rampante posto alla guida della provincia di Brescia

Cinema / Costa-Gavras: un regista alquanto scomodo

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Nel mare magnum dell'informazione contemporanea, ciò che maggiormente salta agli occhi è la sproporzionata esposizione mediatica di alcuni personaggi dello spettacolo rispetto ad altri. Alcuni attori e registi sono presenti su copertine di riviste, in servizi giornalistici televisivi, senza neanche aver fatto nulla di meritorio in tempi recenti. Sono presenti perchè sono. Avanguardie mediatiche del pensiero dominante, espressione del mainstream. Altri rappresentanti dello stesso panorama professionale sono invece pressoché assenti dalla considerazione del grande pubblico, spesso conosciuti solo dagli addetti ai lavori e nominati in qualche Tg solo se hanno realizzato qualche pellicola che viene proiettata a Venezia, Cannes o Berlino, dove magari,  e non è cosa rara, ottengono anche qualche riconoscimento importante.  Della seconda categoria di cineasti, ossia gli sconosciuti al grande pubblico, ha un ruolo di prim'ordine Konstantino Gavras che risponde allo pseudonimo di Cost

Si fa presto a dire "complottista"

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Il 22 novembre 1963 a Dallas, in Texas, viene ucciso John Fitzgerald Kennedy, trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti d'America. Il suo successore, Johnson, per appurare la dinamica dei fatti istituì una commissione d'inchiesta, la Commissione Warren, che prese il nome del presidente della corte suprema degli Stati Uniti che la presiedeva. La commissione durante la sua attività di inchiesta, ascoltò più di cinquecento testimoni e consultò un gran numero di documenti fornito dalle istituzioni. La disamina dei documenti stabilì la dinamica dell'accaduto, individuando l'autore dell'omicidio, tuttavia  evidenziando anche i punti deboli dell'apparato di sicurezza che doveva vigilare sulla sicurezza del Presidente; tra questi evidenziò la mancata ispezione dei fabbricati adiacenti al passaggio del corteo, la mancata identificazione del personale di ausilio alla polizia che vigilava lungo il percorso del corteo, nonché un superficiale dispiegamento di queste stes

Cinema / la solitudine di Antonio Ligabue

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     Le realtà marginali della pianura padana risuonano al vento delle canne palustri e attraverso i fonemi del dialetto emiliano sono al centro del lavoro cinematografico di Giorgio Diritti, regista bolognese classe 1959 che annovera tra i suoi maestri ispiratori registi del calibro di Pupi Avati e Ermanno Olmi. Il suo ultimo film datato 2020 prende il titolo di Volevo nascondermi e narra le vicende del pittore Antonio Ligabue. La parabola del pittore è paradigmatica di una vita sfortunata: nasce in Svizzera nel 1899 figlio di una immigrata italiana che morì presumibilmente per un intossicazione alimentare insieme agli altri tre figli, Antonio venne allora dato in affidamento, ad un anno di età, ad una coppia svizzera senza figli e in realtà anche con scarse capacità economiche. La vita al giovane Antonio si prospetta subito dura, sarà costretto a cambiare molte scuole, e le difficoltà di apprendimento, complice anche un atteggiamento ribelle, condizioneranno il suo sviluppo intellet

Cinema / Opera senza autore. La sorgente della creatività

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Il mistero della creatività, massima espressione umana, è stato oggetto di analisi molto frequentato da diversi studiosi operanti in vari campi della conoscenza. Il cinema non da meno, partecipa all'elaborazione del fenomeno e spesso lo fa in maniera magistrale, come nel caso del film Opera senza autore (2018) del regista tedesco Florian Henckel von Donnersmark. Il regista, anche autore del soggetto, nell'ideazione del film si ispira parzialmente alla vita del pittore Gerhard Richter, nato nel 1932 a Dresda e attivo in Germania dal dopoguerra, divenendo poi nel 1971 direttore dell'Accademia d'Arte di Düsseldorf. Le vicende narrate nel film hanno inizio nel 1937 e vedono al centro della storia il piccolo Kurt Barnert e la giovane e bella zia Elisabeth May, amante della musica e dall'arte, che purtroppo vivono durante un momento difficile per la Germania. La zia porta il bambino a vedere una mostra allestita sull'arte degenerata, dove si riconoscono dipinti di Ka

Musica / Eurofestival 2021: l'Italia sul podio

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Le prime ore del 23 maggio 2021 hanno portato con loro la vittoria dei Maneskin al Song Contest 2021 che ha avuto luogo all'Ahoy Arena di Rotterdam, celebre città portuale dei Paesi Bassi. La canzone premiata, Zitti e buoni , quindi, raccoglie consensi, oltre che in Italia anche in ambito europeo, essendo tra l'altro il brano più ascoltato sulla piattaforma musicale Spotify. Lungi dal trovare nel brano chissà quali genialità e originalità poetico-musicali non si può non riconoscere alla giovane formazione romana di aver portato sul palcoscenico europeo una ventata di energia positiva, se vogliamo un momento di beata gioventù, con tutti i pregi e le imperfezioni che la condizione necessariamente comporta. Ciò non può che essere visto positivamente, soprattutto perchè i Maneskin vengono dall'Italia, un paese che difficilmente riesce a rinnovarsi e dove i precetti gattopardeschi espressi da Tomasi di Lampedusa sono fondanti riguardo un certo di pensare.  La prima cosa che mi

Le parabole sovrapposte di Benigni e della (pseudo) sinistra italiana

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       La figura di Roberto Benigni è stata senz'altro singolare nel panorama dello spettacolo italiano. La sua comparsa sugli schermi televisivi dalla metà degli anni '70, fu sicuramente un evento di rottura nei confronti di una televisione che faceva della sua essenza una cultura radicata nel mondo borghese. C'è da dire, però, che quella di Benigni non fu un esperienza isolata, ma figlia dei tempi: nel 1969 Dario Fo portava in scena Mistero Buffo , e sembra strano dirlo, esisteva all'epoca una sezione programmi sperimentali della RAI che produceva pellicole innovative e di nicchia. La parabola di Roberto Benigni ha il suo inizio quindi in un contesto aperto ad un espressione  tendenzialmente anti-borghese (ancora per poco), che si collocava proprio nel decennio di maggior peso politico del PCI di Berlinguer: nelle elezioni del 1976 raggiunse il miglior risultato di sempre ottenendo il 33,3 % dei consensi. Il Benigni attore portava con sé in dote il teatro popolare tos