L'uomo, il tempo e il paesaggio. Considerazioni a margine

 

L'uomo, il tempo e il paesaggio
è il titolo del mio breve saggio con immagini edito da ChiPiuNeArt Editore nell'ottobre del 2023, riguardante la relazione delle tre istanze del titolo vista da un punto di osservazione della rappresentazione delle stesse. 

Se da un lato il volume si giustifica con il desiderio di andare a scandagliare il rapporto tra immagini e realtà, o meglio l'idea della realtà che ne scaturisce, d'altro canto mi interessava analizzare la relazione dell'essere umano con il suo ambiente circostante nel flusso dello scorrere tempo. L'interesse oltrepassa la sfera prettamente ecologista, anche se la include, in quanto pone tematiche che annullano i vari settori d'indagine proponendo un discorso olistico, dove tutte le istanze sono strettamente collegate tra loro, andando ad oltrepassare la visione umana di derivazione economicista che si realizza nella specializzazione del pensiero in ambiti ristretti che a malapena dialogano tra loro.

L'uomo, il tempo e il paesaggio, nel panorama attuale è un volume in controtendenza, il quale nel mondo della velocità delle connessioni propone l'elogio dell'osservazione meditata, come nella realtà dell'assenza di pensiero critico propone, al contrario, una vasta rete di spunti di riflessione, che il lettore, vero protagonista del libro, andrà ad elaborare e sviluppare a partire dalla propria esperienza di vita.

Si pensa sempre che l'autore fornisca delle risposte, dall'alto della sua conoscenza della materia (se scrivi un libro conoscerai perfettamente l'argomento). Io credo invece sia utile scrivere, proprio dall'alto della conoscenza dei fatti, per porre delle domande, rilevare delle criticità, anche di aspetti in prima battuta possono sembrare banali, ma che, se palesano punti critici, evidentemente così banali non sono. Attenzione e consapevolezza diventano quindi le parole d'ordine alla quale deve sottostare la sapienza dell'autore, non un mentore che sventola la bandierina gialla, seguito, nella modalità delle guide turistiche che incontriamo nelle città, da masse passive di turisti, bensì un adepto del pensiero socratico, che maieuticamente propone dei dubbi, delle istanze sospese, che possano produrre il "parto" di relazioni, connessioni, pensieri attivi capaci di promuovere un possibile cambiamento e la nascita di nuovi paradigmi.

Dopo aver riflettuto a lungo su questo saggio, questo sembra prendere sempre più le forme di un testo poetico in forma di prosa, dove anche nelle sezioni legate maggiormente alla storia della riproduzioni pittoriche e fotografiche, si rintraccia una vena poetica probabilmente ispirata da quel connubio tempo/luoghi nel quale sono immerse le relazioni umane. Forse, proprio questo è il nucleo genetico dell'ispirazione di tutti i poeti, proprio quelle relazioni difficilmente esprimibili che sono alla base dei sentimenti umani e che le parole ordinarie non riescono a veicolare nel cuore degli uomini. Le sfumature, i chiaroscuri taciuti, le brezze che sfiorano la pelle, come le lacrime che la bagnano senza lasciare tracce esteriori, sono questi gli aspetti indagati dai poeti, come i paesaggi e la grazia delle specie vegetali e animali che li abitano, ma come anche i manufatti dell'uomo che si inseriscono in esso in maniera più o meno armonica, ai quali la natura sopravvive sempre e che ci parlano della qualità della progettualità di quel territorio.

Ciò che il potere, qualunque esso sia, fa dimenticare all'essere umano, si identifica sempre nel fatto che la vita ha una dimensione poetica che si realizza proprio nella relazione dell'uomo con i suoi simili e con l'ambiente nel quale vive, strettamente legato alle sue emozioni, moti dell'animo insopprimibili, siano esse positive o negative. La capacità di lettura di queste relazioni qualificano la vita umana al pari del rispetto nei confronti della natura, animale o vegetale che sia.

In conclusione desidero riportare qui un frammento della poesia di Camillo Sbarbaro, "il poeta delle piccole cose" che amo particolarmente, dal titolo Voze, che sciacqui al sole la miseria, nella trovo la perfetta sintesi poetica del mio volume L'uomo, il tempo e il paesaggio.


Se l'occhio che restò duro per l'uomo

s'inteneriva ai volti della terra,

nella casa di allora che inchiodato

reca sull'uscio il ferro di cavallo

portafortuna,


sérbagli sopra i tetti la finestra

che beve al lapislazzulo laggiù

del mare, si disseta

alla polla perenne dell'ulivo.


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