Musica / La centralità della musica nei processi di integrazione
Dopo i drammi e le sofferenze causate della Seconda guerra mondiale, si sentì, negli anni '50 del secolo scorso, la necessità di garantire la pace e favorire gli scambi commerciali e culturali tra le popolazioni europee.
Questo processo, attraverso varie tappe, la prima delle quali nel 1957 con i Trattati di Roma e l'ultima del 1992 con il trattato di Maastricht, nei suoi intenti primari voleva applicare il concetto di cittadinanza Europea. Questo principio era ed è chiaramente teso a creare un plusvalore essenzialmente culturale, in quanto, nella realtà, ogni europeo è già cittadino, con doveri e diritti politici e civili, degli stati di appartenenza.
Quindi, l'Europa che attualmente viene sempre più etichettata da più parti come l'Europa dei banchieri e dell'alta finanza, sembrerebbe cedere il passo a quell'istituzione nata dagli ideali di pace, senso di fratellanza e scambi culturali che tentarono di cancellare l'umiliazione dei campi di sterminio, delle leggi razziali e che minarono in profondità il senso di umanità nel ventesimo secolo.
La musica, nel suo ruolo fondante all'interno della cultura europea, ha una posizione di primo piano nel favorire il senso di identità e di appartenenza. Lo sforzo necessario per favorire la convivenza delle culture, sia europee che extraeuropee, deve essere teso ad agevolare la partecipazione a tutti al comune patrimonio senza con ciò sminuire diversità e differenze.
Storicamente la musica ha sempre ricoperto un ruolo fondamentale nella trassmissione di questo patrimonio culturale comune. La scrittura musicale nasce con la prima idea di Europa durante l'impero Carolingio, escogitata proprio per trasmettere ed unificare l'esecuzione del canto gregoriano da Roma fino agli angoli più remoti del Sacro Romano Impero.
Procedendo nei secoli, il '400 fu il secolo delle "migrazioni" dei quotati maestri fiamminghi-borgognoni che portarono la loro maestria compositiva in tutte le corti dell'Italia centro-settentrionale. Altro importante impulso alla cultura musicale europea fu l'invenzione della stampa musicale a Venezia da parte di Ottaviano Petrucci nel 1501.
La musica fu elemento centrale anche della riforma Luterana, che grazie a questo movimento, entrò in tutte le case, attraverso la pratica dei corali, come forma di preghiera rivolta direttamente a Dio.
"Una persona che riflette e tuttavia non consideri la musica come una meravigliosa opera di Dio, dev’essere proprio un ignorante e non merita di essere chiamato essere umano; non gli si dovrebbe fare ascoltare altro che il raglio degli asini e il grugnito dei maiali.”
Andando ancora avanti, nel corso della cultura europea, annoveriamo nel '700 i musicisti e i letterati italiani, quali viaggiatori instancabili nel portare in giro per le corti la loro arte.
Questi brevi cenni, solo per sottolineare, l'importanza della trasmissione di questo immenso patrimonio immateriale, estetico e intellettuale, come strumento di inclusione e condivisione.
Ne consegue, che un ruolo imprenscindibile, in questo scenario lo recita l'educazione, la scuola in primis, partendo dalla primaria per giungere all'Università, nonchè l'impulso degli Stati nazionali nel patrocinare le attività culturali e nel creare le condizioni affinchè la musica abbia un ruolo di prim'ordine nella vita culturale dei singoli paesi. La parola d'ordine auspicata dovrebbe essere "apertura"; alla diversità, ai generi, alla capacità di aderire, attraverso la formazione, alle novità stilistiche e concettuali che abbiano ovviamente un senso.
Un passo avanti deciso in questa direzione si avrà quando i politici si accorgeranno che la musica, e la cultura in generale, non sono solo un passivo nei bilanci statali, ma bensì possono essere una possibilità, possedendo intrinsecamente una funzione preventiva, creando senso di appartenenza, soprattutto nei giovani, stimolando la creatività e insegnando loro a riflettere.
Nella vita nulla è immutabile e quasi tutto soggiace alla volontà umana. La storia dell'uomo ci dice in maniera ripetitiva del suo stretto legame con il mondo dei suoni, dell'importanza della musica di Bach, come dei ricordi di un amore estivo che viveva grazie alle cento lire inghiottite dal Juke box.
"A che cosa faccia appello la musica in noi è difficile sapere; è certo però che tocca una zona così profonda che la follia stessa non riesce a penetrarvi."
(E.M Cioran)
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