Rieducare e assimilare: una storia dimenticata degli indiani d'America

Esiste una storia dimenticata che giace nella sedimentazione dei decenni e dei secoli. Spesso è una storia che non si trova sui libri che vengono fatti studiare a scuola, ma si trova su testi che mirano ad approfondire, che spesso purtroppo non sono alla portata di tutti: se l'interesse per un determinato argomento non parte dall'individuo, difficilmente viene posto in essere dal sistema. La storia dimenticata della quale vorrei scrivere brevemente in questo articolo riguarda il triste affare dei collegi di rieducazione per i bambini indigeni sorti in territorio americano alla fine del XIX secolo. La fine delle guerre indiane e la chiusura dei nativi nelle riserve decretò la vittoria militare statunitense nei confronti delle tribù indigene; questo aspetto presentò il problema di assimilare alla cultura occidentale i nativi cominciando dalle giovani leve. Questa era la visione della parte più progressista delle elite americane che credeva che l'unico modo per integrare i nativi sconfitti era quello di procedere con una assimilazione culturale e religiosa che andasse a rimuovere le tradizioni antiche sostituendole con le consuetudini di stampo occidentale. Lo slogan della politica distensiva era "Uccidi l'indiano e salva l'uomo", e visto che di salvezza dell'uomo si andava a parlare, le prime linee di questa operazione furono proprio i salvatori di anime per antonomasia, ossia i sacerdoti con le loro congregazioni religiose. Nacquero così i Collegi Indiani d'America, veri e propri luoghi di rieducazione culturale dove si accedeva o volontariamente (nella speranza di condizioni di vita migliori delle riserve) oppure forzatamente: i bambini venivano separati dalle famiglie di origine e spediti in collegi a migliaia di chilometri di distanza. Uno dei più importanti fu il Carlisle Indian Industrial School, in Pennsylvania, fondato nel 1879 dal tenente Richard Henry Pratt, nei locali di una caserma dismessa. Scopo dei collegi era dare una istruzione occidentale e una nuova religione ai bambini nativi; il lavoro iniziava tagliando loro i capelli e fornendogli vestiti diversi da quelli tradizionali, per poi continuare con la rieducazione nello scopo di formare dei buoni operai, domestici e buoni cristiani utili alla società. In realtà, le botte, le violenze sessuali e le frequenti punizioni corporali che seguivano al fatto di aver solo parlato la propria lingua, non era finalizzata ad un senso di uguaglianza frutto dell'apparente pacificazione in atto, ma bensì era il proseguimento dell'azione di annientamento di un popolo dal punto di vista culturale che oggi viene denominato etnocidio.

Il navajo Tom Torlino nel 1882 e tre anni più tardi

La vita nei collegi era dura, le punizioni frequenti, come anche le malattie che falciavano decine di ragazzi: tra queste la più frequente era la tubercolosi che complice anche la scarsa igiene e la promiscuità dei dormitori attecchiva facilmente in un epoca precedente alla scesa in campo degli antibiotici. Aram Mattioli, autore del volume Mondi perduti. Una storia degli indiani d'America. 1700-1910, nella prefazione dedica il libro a Lucy Pretty Eagle, una bimba lakota che nel novembre 1883 venne sottratta dai genitori da alcuni funzionari governativi, per essere condotta con la forza presso il College di Carlisle per essere americanizzata e rieducata alla "civiltà".  Il 9 marzo 1884, all'età di dieci anni morì a causa di una malattia, e come ci ricorda Mattioli: « Fu la trentaduesima di centonovanta bambini indiani, che, tra il 1879 e il 1905, vennero sepolti nel cimitero di questo collegio modello».

Dal 1879 al 1918 più di diecimila bambini di oltre 140 tribù hanno frequentato solo il collegio di Carlisle, mentre contemporaneamente in territorio statunitense ne esistevano altri ventisei.

L'assimilazione culturale, la formazione del buon cristiano non andava d'accordo però con l'idea del matrimonio multirazziale, dove a questo riguardo si registravano forti resistenze. Inoltre l'educazione americana andava a ledere il ruolo tradizionale della donna nativa che deteneva un certo prestigio politico e sociale nella comunità istituendo de facto una parità di genere ante-litteram, sconosciuta all'epoca nella cultura occidentale.

Tomba di Lucy Pretty Eagle

La macchina culturale e l'industria cinematografica riguardo a questo argomento pare non si siano espresse e se lo hanno fatto, hanno toccato queste tematiche in maniera marginale. Probabilmente è una fetta di storia che non proietta una luce edificante sul ruolo di "buoni", di coloro che stanno sempre dalla parte dei giusti, che il cinema hollywoodiano esporta nel mondo riguardo alla identificazione socio-politica statunitense. Il mito fondativo americano del Far West e della conseguente cacciata dai loro territori, dal loro mondo, dei nativi, attraverso l'uso sistematico della violenza, prima nelle praterie con i fucili e poi nei collegi attraverso l'indottrinamento, come ricorda Alessandro Martire, rappresentante presso l'Alto Commissariato dei Diritti Umani delle Nazioni Unite della tribù Lakota Sicangu: «Voleva instillare la vergogna nei giovani nativi verso la loro cultura, la loro storia, la loro famiglia, rendendo ridicole le loro usanze e la loro spiritualità, attraverso quindi un vero e proprio "lavaggio del cervello" effettuato al fine di spersonalizzare completamente il ragazzo. Non sono mancati casi di ripetuti abusi sessuali perpetrati da preti e suore delle missioni nei confronti di bambine e bambini e molti casi i bimbi morivano di stenti, si lasciavano morire o le malattie facevano il loro lavoro, in tali casi i corpicini dei nostri piccoli non venivano neppure restituiti ai genitori, ma sepolti in fosse comuni vicino alla missione stessa». Proprio a questo proposito è notizia recente il ritrovamento di 751 tombe di piccoli indigeni in Canada nei pressi della vecchia Indian Residential School di Marieval. Fatto che ci riporta alla mente i ritrovamenti di tombe vicino alla Magdalene irlandesi, luoghi di rieducazione per donne "difficili" gestite da suore cattoliche. Cristianamente parlando.

Suora con giovani native


Per approfondire:

Aram Mattioli, Mondi perduti. Una storia degli indiani d'America. 1700-1910, Einaudi, Torino, 2019

Alessandro Martire, Nuovo Mondo, Errori, orrori e furori della colonizzazione delle Americhe, Laris Editrice, 2009

Commenti

Post popolari in questo blog

La connessione perduta

Taci anima che nulla più c'è da dire.

Sergio Battista secondo classificato al XX Premio letterario Il Delfino